Alla scoperta di alcuni borghi abbandonati della Calabria

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La Calabria è una regione ricca di storia, cultura e bellezze naturali. Oltre alle sue spiagge mozzafiato e ai paesaggi montani suggestivi, la Calabria ospita numerosi borghi antichi che, purtroppo, sono stati dimenticati nel corso del tempo.
I borghi abbandonati della Calabria raccontano storie di vita e di comunità che un tempo prosperavano tra le strette stradine lastricate e le case di pietra. Questi luoghi erano i centri pulsanti delle attività agricole, artigianali e culturali, ma nel corso degli anni, spinte migratorie, cambiamenti economici e sociali hanno portato all’abbandono di molti di questi borghi. Soprattutto le catastrofi naturali che colpirono la Calabria, specialmente il terremoto del 1905 e la forte alluvione  del 1952 che costrinse molti borghi calabresi all’abbandono totale.
I borghi abbandonati della Calabria sono un capitolo importante della storia della regione. Riscoprirli e riportarli alla vita richiede impegno, risorse e collaborazione, ma il risultato ne vale sicuramente la pena. Questi luoghi non sono solo edifici in rovina, ma sono testimoni della forza delle comunità passate e presenti. Valorizzarli significa onorare la ricchezza culturale della Calabria e contribuire a costruire un futuro sostenibile che attinge ispirazione dal passato. Tra i borghi abbandonati più caratteristici e affascinanti della Calabria citiamo:

– Pentedattilo, Reggio Calabria
Pentedattilo sorge sulla rupe del Monte Calvario e prende il nome dalla conformazione dello stesso che pare abbia cinque dita. Ha origini antichissime una storia di bellezze, domini, stragi e spopolamenti; ha visto passare numerosi popoli come Greci, Romani, Bizantini, Normanni, invaso dai Saraceni e poi teatro di conflitti e di stragi. Decisivo allo spopolamento fu il terremoto del 1783, che causò una migrazione verso Melito di Porto Salvo e successivamente ne divenne frazione. Negli anni 60’ il paese fu completamente abbandonato, fino agli anni 80’ quando fu riscoperto da giovani, associazioni e volontari provenienti da tutta Europa, dando inizio al recupero. L’architettura affascinante di Pentedattilo, la posizione drammatica e l’interessante storia ne hanno fatto una meta popolare per turisti, appassionati di storia, fotografi e del cinema. Oggi nel borgo sono presenti botteghe artigianali, enogastronomiche e un albergo diffuso dove poter soggiornare nelle case rurali. Tra le cose più caratteristiche da vedere a Pentedattilo: il castello dalle 300 porte, il museo del bergamotto, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo e l’affresco di Cristoforo.

– Roghudi Vecchio, Reggio Calabria
Nelle terre dell’Aspromonte, a circa 600 m di altitudine, a strapiombo sulla fiumara Amendolea, su uno scoglio quasi inespugnabile e tra le montagne inospitali, sorge Roghudi. La tristezza degli spazi, le frane, le alluvioni, terremoti, epidemie e migrazioni hanno causato l’abbandono definitivo del borgo in data 1973. Il paese fantasma di Roghudi ha origini greche e oggi suscita la curiosità dei tanti escursionisti che si immergono nel fascino degli itinerari aspromontani. Roghudi Vecchio ha un centro storico affascinante ricco di storie e leggende che tengono questo luogo disabitato, paradossalmente in vita. A tramandare le storie e le leggende su questo affascinante e triste borgo sono anche due grandi formazioni geologiche che sembrano fare la guardia al paese e alla vallata sottostante: la Rocca du Dragu e le Vastarùcia, ovvero caldaia del latte, delle rocce a forma sferiche, che secondo la leggenda servivano a nutrire un Drago il quale custodiva un tesoro.

– Avena di Papasidero, Cosenza
In provincia di Cosenza, sorge Avena di Papasidero, uno dei borghi abbandonati più affascinanti della Calabria. Il borgo di Avena di Papasidero si trova nella Valle del Lao nel Parco Nazionale del Pollino, arroccato su uno sperone roccioso, che lo rende dominante, e sulla vallata gode di panorami mozzafiato. Nel XX secolo divenne un’attrazione turistica grazie alle Grotte del Romito, dove vi è uno dei primi graffiti di epoca paleolitica. Negli anni 80, a causa del terremoto di Policastro, che provocò alcuni danni agli edifici del borgo e li rese inagibili, si decise di ricostruire il borgo a qualche chilometro di distanza del vecchio borgo. Oggi si presenta completamente abbandonato, visitato da alcuni turisti appassionati.

– Laino Castello, Cosenza
Laino Castello è un piccolo borgo arroccato che ha tanta storia coincidente con il suo comune di appartenenza, Laino Borgo. Infatti questi due borghi fino al XVI erano sotto lo stesso nome: Laino, derivante dal fiume Lao. Nel 1960 a causa dei problemi di carattere idrogeologico seguì un decreto ministeriale e al paese venne applicata la procedura di delocalizzazione. In seguito, nel 1982 a causa del terremoto, la popolazione si trasferì definitivamente e abbandonò il borgo. Le due Laino hanno una storia di divisione ma anche di unità. Oggi il vecchio borgo presenta tentativi di rinascita grazie al turismo.

– Papaglionti vecchia, Vibo Valentia
Un altro luogo immerso nella vegetazione del Monte Poro, a pochi chilometri da Zungri, un piccolo borgo famoso per le “Grotte degli Sbariati” è Papaglionti vecchia. Siamo in una terra dove la presenza dei bizantini era forte; infatti, anche gli Sbariati erano dei monaci bizantini stabiliti in queste grotte per sfuggire ai Saraceni. Lo stesso nome di Papaglionti deriva da Papa Leontius un ecclesiastico che possedeva questo casale. Anche questo borgo fu abbandonato a causa del terremoto del 1905 e dell’alluvione del 1952 che colpì in modo devastante la Calabria. Alcune case di Papaglionti Vecchia fatte con materiale povero e locale, nonostante le catastrofi e l’abbandono resistono. Un terreno abbandonato ricco di storia e di leggende che, nonostante l’emigrazione dei suoi abitanti, tengono in vita questo luogo visitato dai curiosi che vogliono scoprire questo affascinante borgo fantasma. Da visitare sicuramente è la Grotta Trisulina, l’antico tempio di Santa Barbara, una delle poche testimonianze della presenza romana del periodo Augusteo in Calabria. Intorno a questa grotta oggi si aggirano alcune leggende come quella della Tromba del Diavolo. Secondo questa leggenda all’interno della Grotta Trisulina è custodito un tesoro mai trovato. Per raggiungere il tesoro bisognava sparare tutti colpi di una pistola contro una figura misteriosa “Donna Trisulina”, una donna ricoperta da un velo nero. Il tesoro però si dice essere protetto dalla Tromba del Diavolo, una pianta realmente esistente e molto velenosa.


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