Dimmi che regalo fai e ti dirò chi sei

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I regali che facciamo dicono molto della nostra personalità, di come gestiamo i rapporti con gli altri e della nostra capacità di comunicare chi siamo o cosa sentiamo.  Psicologi, antropologi ed economisti hanno condotto diversi studi a riguardo e sulla base delle loro ricerche, sono stati selezionati 10 profili di donatori. Riconoscete qualche amico, parente o riconoscete voi stessi?

1 – L’EGOCENTRICO. Forse tra tutti è quello che più gode a fare i regali: ovvio, li fa a se stesso. Così ecco impacchettati per la moglie l’hi-fi, per il figlio di due anni il videogioco… «Se volessimo trovargli un’attenuante, potremmo dire che attribuire agli altri i nostri gusti è un modo per trasformare lo stress da regalo nella gioiosa ricerca di qualcosa che vogliamo per noi», precisa la psicologa Ilaria Bordone, autrice di Il regalo giusto per ogni occasione. L’egocentrico ha imparato a dribblare lo stress da regalo scegliendo doni che è sicuro piaceranno ad almeno una persona: lui/lei.

2 – IL GENIO. È quello che trova sempre il regalo azzeccato per tutti. Ma come fa? Semplice (per lui/lei): è empatico, anche nella scelta delle ciabatte per la zia o del gadget per il collega che va in pensione. «Riesce a infilarsi nei panni dell’altro per immaginare i suoi desideri. Inoltre, sa calibrare la portata dei suoi doni per non mettere in imbarazzo i destinatari».

3 – IL VOLENTEROSO. Ci pensa, si sforza, cerca ovunque il regalo perfetto. Eppure, il suo dono tanto pensato, una volta consegnato, resta tristemente a prendere polvere. Un team guidato da Mary Steffel della University of Cincinnati (Usa) ha spiegato il perché: il volenteroso si sforza di trovare una strenna “personalizzata”, spiega Steffel, «con cui cerca di dimostrare che conosce bene l’altro». L’ironia è che noi – quando siamo dalla parte di chi scarta il pacchetto – piuttosto che “su misura” i regali li preferiamo versatili.

 

4 – IL COMUNITARIO. I regali li fa, ma solo perché è un obbligo sociale a cui è impossibile sottrarsi. Quando è impensabile farsi cogliere a mani vuote, la salvezza sono le collette. “Ci stai a fare un regalo tutti insieme?”: lui, sempre, mette i soldi e non ci pensa più. «Né taccagno, né insensibile, il donatore per forza è semplicemente troppo oberato dagli impegni per trovare tempo per i regali. Al massimo si concentra su un dono, in genere quello per la persona amata», dice Ilaria Bordone.

 

5 – IL DISINTERESSATO. Anche lui non si sottrae ai cerimoniali. Ma è privo di idee, regala alla cieca, senza spremersi troppo le meningi: dal set di saponi alla scatola di praline, tutto va bene, basta che ci sia un fiocco. «Si tratta di persone con poche competenze relazionali. Il disinteressato non è empatico e tende a focalizzare l’attenzione non sulla sostanza ma sull’effetto», spiega la psicologa. Del resto non si dice: basta il pensiero? «Anche questa», continua, «è una strategia per dribblare lo stress da regalo».

 

6 – IL LAST MINUTE. Rimanda, rimanda e arriva trafelato quasi al 24 dicembre con ancora regali da fare. È incorreggibile, eppure con un massacrante tour de force riesce sempre a salvarsi. È il segreto dei procrastinatori: quelli che rimandano tutto. Il “donatore dell’ultimo minuto” appartiene in particolare alla categoria di ritardatari identificata da Diana De Lonzor, autrice di Never Be Late Again, come “quelli della scadenza”: si motivano nell’urgenza e dicono di dare il meglio di sé solo sotto pressione.

 

7 – IL RICICLATORE. I regali, da lui, sono in transito. Sfidando le gaffe, reindirizza sciarpe, libri o set di candele appena ricevuti ad altri destinatari. Tirchio e privo di tatto, lo stronchereste voi. Invece, ha un lato positivo. «È spesso animato dal desiderio di far arrivare il dono giusto alla persona più indicata. Cosa se ne fa di una bottiglia di pregiato rosso se non ha palato per i vini? Lo rifila al collega enofilo, in grado di apprezzarlo», sottolinea Bordone. E anche la ricerca scientifica giustifica la pratica che gli anglosassoni chiamano regifting. Uno studio delle università di Stanford, Harvard e London Business School ha analizzato anche il punto di vista del donatore originario del regalo poi riciclato: è emerso che si sente meno ferito se il dono non indovinato è passato ad altri invece che eliminato.

 

8 – L’ANTICIPATORE. Per lui il Natale è un progetto da mettere in cantiere con mesi d’anticipo: è trionfante quando annuncia con superiorità ad amici e colleghi: «I regali? Già fatti». «L’organizzazione della missione-regali prende il sopravvento sullo slancio altruistico: quello che la persona mette all’opera è solo il suo bisogno di perfezione», dice la psicologa.

 

9 – L’ESIBIZIONISTA. È un narciso, con un debole per i regali megalomani. Dice Bordone: «I suoi regali trasmettono un unico messaggio: “Io posso”». Il destinatario del dono, però, può anche non gradire la generosità del gesto: si innesca una sensazione di debito che può addirittura mettere in crisi la relazione tra i due.

 

10 – IL GRINCH. È il non-donatore, dal nome del mostro anti-Natale ideato da Dr. Seuss. L’opposto della collega che ha sempre un maledetto pacchettino per tutti. Non fa regali, dicendo di essere anticonsumista o in bolletta. Un avaro arido di cuore? In fondo, gli dà ragione Joel Waldfogel, economista dell’Università del Minnesota (Usa). Nel saggio Scroogenomics: Why You Shouldn’t Buy Presents for the Holidays (“Scroogenomics” si deve a Ebenezer Scrooge, il taccagno del racconto Canto di Natale di Charles Dickens), afferma che dal punto di vista economico comprare cose per persone di cui non si conoscono le preferenze è un «modo terribile di allocare risorse».

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